• Marmo italiano: bellezza unica nel mondo

Usato da milioni di anni, il marmo ha portato alla luce screziature, colori e lucentezza unici. In particolare il marmo italiano è un materiale naturale e unico, in grado di valorizzare qualsiasi ambiente. L’Italia rientra, infatti, tra i Paesi che esportano più marmo al mondo ed è ovunque considerato di altissima qualità. Pietra di Trani, Portoro, Rosso Verona, Bardiglio, Calacatta e Bianco di Carrara sono soltanto alcuni dei marmi per cui l’Italia è conosciuta in tutto il mondo. 

Il marmo italiano è poi universalmente considerato sinonimo di eleganza, purezza e lusso, tanto che viene visto come uno status symbol internazionale per il rivestimento di interni di boutique, hotel e residenze. L’accostamento del marmo italiano al concetto di lusso è dovuto principalmente alla sua eccezionale finezza e qualità. 

Proprio per questi motivi il marmo italiano è ancora oggi la pietra più amata da progettisti, architetti ed artisti. In questo approfondimento vedremo qualche esempio di come è stato impiegato il marmo italiano nel mondo dell’arte in generale e come ancora oggi sia in grado di suscitare fascino e bellezza.   

Marmo in Italia

Gli italiani sono sempre stati considerati maestri dell’estrazione e della lavorazione del marmo

Grazie alla sua particolare lucentezza, alle sue screziature, al suo colore e alla possibilità di lavorarlo in molti modi diversi, il marmo è un materiale da sempre amato da progettisti, architetti e artisti.

Sono molti però i materiali storici ancora in produzione e usati in chiese e monumenti rappresentativi. Un primo esempio è il marmo Diaspro, un marmo rosso di origine siciliana e molto pregiato. Sontuoso ed elegante, per secoli è stato utilizzato per adornare palazzi reali, edifici religiosi e cattedrali. La particolarità di questo marmo è rappresentata dalla sua superficie e dall’esplosione di colori brillanti e vivi. Ad impreziosire ulteriormente il Diaspro Rosso sono le venature bianche che percorrono tutta la sua superficie, mettendo ancora di più in risalto la moltitudine di colori.

Un altro esempio è la Brèche de Vendôme. Questa tipologia di marmo è caratterizzata da una bellissima mescolanza di colori variopinti tra cui troviamo il giallo dorato, il verde scuro, il nero ed il rosso scuro. Grazie anche all’impiego di tecniche innovative, questa speciale breccia assume una brillante lucidatura. La Brèche de Vendôme è stata ampiamente usata in Francia, soprattutto per abbellire alcune tra le più belle chiese e tra i più bei palazzi di Parigi. Oggi viene indicata principalmente per la realizzazione di rivestimenti interni quando l’obiettivo è quello di avere davanti agli occhi fantastici effetti cromatici.

Come ultimo esempio è doveroso parlare dell’Irish green, un marmo caratterizzato da toni del verde unici, dalla colorazione non uniforme e da sfumature che vanno dallo scuro al chiaro. Questa pietra veniva adoperata soprattutto dagli architetti del Rinascimento con lo scopo di inondare i palazzi con opere magnifiche con tonalità delle foreste e dei campi. Ancora oggi quelle stesse opere vengono ammirate dai turisti di tutto il mondo. L’Irish Green, grazie alle sue venature variegate, permette di di realizzare inedite geometrie, rendendo ogni progetto assolutamente unico e irripetibile. 

Duomo Firenze: un pavimento unico 

Una delle meraviglie forse meno conosciute del Duomo di Firenze è il suo pavimento, che costituisce un esempio unico per varietà di disegno, ricchezza, materiali e dimensioni

La sua storia è particolarmente lunga e complessa. Fin dai primi anni del suo regno – ed anche per tutta la sua durata – il primo granduca Cosimo I promosse alcuni importanti lavori di rinnovamento della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. I lavori non avevano come obiettivo una radicale trasformazione, ma a rivestire l’edificio con una nuova pelle. Quello che prima era un aspetto austero della Cattedrale, lasciò spazio ad una ricca policromia di statue, decorazioni plastiche di pitture parietali ma soprattutto di marmi. 

In questo cantiere – che durò diversi anni – un ruolo centrale del progetto lo ebbe il rinnovamento del pavimento, che prevedeva la sostituzione del cotto antico con un tappeto di intarsi marmorei a disegno geometrico.

Michelangelo e il suo legame con Carrara  

Pur non avendo lasciato alcuna opera a Carrara, Michelangelo Buonarroti ebbe sempre un rapporto molto stretto con la città, tanto che vi ha soggiornato più volte per visitare frequentemente le cave con lo scopo di scegliere di persona i marmi che avrebbero dato vita alle sue opere. 

Nell’immaginario collettivo Michelangelo e Carrara vengono visti come due entità strettamente ed indissolubilmente legate tra loro. Inoltre, per i cavatori la possibilità di avere l’artista vicino voleva dire rapportarsi con un cliente d’eccezione, soprattutto perché i quantitativi da lui ordinati erano sempre molto cospicui – il che non dovrebbe meravigliare vista la grandezza delle imprese artistiche che era chiamato a compiere.

Bernini: una storia di libertà creativa

Gian Lorenzo Bernini è senza ombra di dubbio l’artista che più di tutti è riuscito a cambiare non soltanto il volto di Roma, ma anche l’arte del suo tempo. Tra le sue opere più famose si ricordano Apollo e Dafne, Enea e Anchise e il busto di Paolo V della Borghese. 

Bernini è stato un artista a tutto tondo: architetto, pittore, scultore ed anche scenografo. A soli otto anni inizia a maneggiare lo scalpello, quando realizza una piccola testa di un puttino. Bastano però pochi anni per conquistare la stima dei più potenti signori del continente.

Quella di Gian Lorenzo Bernini altro non è che una storia di libertà creativa e passioni. Quella stessa libertà gli permetterà di toccare le più alte vette della storia dell’arte, regalando ai posteri dei veri e propri capolavori di incredibile bellezza e attualità.